Le cascate Vittoria - In Sud Africa con Doyle

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Bechuanaland – Le rovine Khami – Le colline Matoppo – Un interludio paranormale – Le cascate Vittoria – La foresta pluviale – Il diario di Livingstone – Una fattoria in Rhodesia – Una delusione politica – Prospettive generali della Rhodesia.

   Il viaggio da Johannesburg a Bulawayo, lungo circa 600 miglia, è durato due notti e un giorno ed è stato faticoso, anche se meno di quanto ci saremmo aspettati. Il treno era lento ma confortevole e la linea in buone condizioni, tanto che potevo scrivere senza troppe difficoltà. La prima mattina siamo arrivati nella storica Mafeking, poi, per tutto il giorno abbiamo attraversato Bechuanaland. Alla nostra sinistra c’era il leggendario deserto del Kalahari, dove, secondo alcuni scienziati, ha avuto origine la vita. In questa immensa distesa incolta, piccoli gruppi di Boscimani conducono una vita misteriosa. Spero che un giorno i pozzi artesiani cambieranno tutto questo e faranno rifiorire la terra incolta, anche se al momento sembra piuttosto il contrario. Il deserto si estende sempre di più verso est e verso sud, includendo il Karoo, e il paese diventa più arido con periodi di siccità più frequenti.

   Il treno si è fermato in molte piccole stazioni, nelle quali i Bechuana vendevano rudimentali figure di animali scolpite nel legno. Li ho fatti divertire con alcuni giochi di prestigio che ho eseguito alla finestra del vagone. Quando hanno visto un piccolo coccodrillo di legno correre su per il mio braccio, mi hanno fissato con gli occhi spalancati. Credo di aver introdotto una nuova occupazione in Bechuanaland  e molti cercheranno di impararla. Le donne vendevano frutta e latte, che era meglio non comprare. Nel libro Sally in Rhodesia l’autrice racconta di aver visto una madre in allattamento riempire una bottiglia attingendo alla sua riserva naturale. Ugh!

   Il grande deserto del Kalahari, abitato da poche tribù di Boscimani, i sopravvissuti di una razza che un tempo viveva  dalle caverne della Spagna settentrionale alla Rhodesia e anche più giù, possiede un’attrazione particolare. Questo popolo povero, il più miserabile della razza umana, è abbastanza pacifico, ma nonostante questo la zona deve essere presidiata dalla polizia, che fa servizio di ronda con i cammelli. Il corpo di polizia del Bechuana comprende una trentina di Europei e duecentocinquanta nativi. E’ una terra molto insidiosa. Nel 1879, un gruppo di Boeri ben equipaggiati decise di attraversarla, ma dovette fuggire per salvarsi la vita, abbandonando alla propria sorte i buoi che trainavano i carri. I poliziotti sono abituati all’ambiente desertico e compiono viaggi straordinari con i cammelli, che possono stare senza bere anche cinque giorni. Il record appartiene a un cammello che resistette per ben dodici giorni, mentre il poliziotto che lo cavalcava resse per tre giorni. Quando arrivarono a un pozzo, bevvero talmente tanto da essere incapaci di muoversi. Un gruppo di persone che ha attraversato il deserto in auto per 500 miglia, ha trovato al centro una distesa di terra fertile, fra le migliori in Africa, la Mecca dei Boscimani. Mi auguro che per molto tempo questo popolo, piccolo e povero, non sia cacciato da questo ultimo rifugio.

   Siamo arrivati a Bulawayo. La città, che ha circa 30.000 abitanti, 7000 dei quali bianchi, ci ha stupiti per le sue grandi dimensioni, le strade ampie e i bei negozi, che farebbero onore a una città inglese. Il Grand Hotel offre al viaggiatore ogni confort ragionevole. Abbiamo iniziato subito la visita ai luoghi d’interesse, perché il tempo è limitato e vogliamo anche vedere le cascate Vittoria. Il pomeriggio siamo andati alle rovine Khami, a 14 miglia dalla città, in compagnia del signor Vincent, rappresentante del teatro.  
   I resti sono della stessa categoria delle grandi rovine Zimbabwe e presentano lo stesso mistero. Sono quel che rimane di una città considerevole, con le mura senza malta costruite con pietre squadrate, che non recano figure né iscrizioni di alcun genere. Dei molti arnesi che ho esaminato - armi neolitiche di pietra e di rame, punte di lancia e asce di ferro - nessuno presenta segni di civilizzazione. Non sembra che una razza istruita abbia mai occupato questo terreno. Sono anche state trovate testimonianze di rapporti commerciali con regioni lontane. Ho visto frammenti di un piatto cinese di Nanchino e di un vetro di fabbricazione veneziana. Malcolm ha trovato un enorme scorpione sotto a un sasso e lo ha astutamente attirato nella sua bottiglia mortale. E’ l’unico essere vivente che abbiamo visto in quella che un tempo era una grande città. Le  rovine Khami sono più recenti del Grande Tempio e del Forte Zimbabwe. Secondo gli esperti, quella civiltà si può suddividere in due periodi: un Periodo Zimbabwe, in cui una razza civilizzata costruiva begli edifici ed estraeva minerali con grande abilità tecnica e un secondo periodo, associato allo sfruttamento portoghese, in cui si lavoravano solo gli affioramenti e gli edifici erano meno ben rifiniti. Approssimativamente, la prima fase ha inizio nell’800 a.C., la seconda nel 1400, ma la datazione è discutibile ed ha causato litigi fra esperti come Bent, MacIvor e Hall. I numerosi problemi presentati delle rovine si potranno risolvere solo con uno scavo accurato.

   Se la datazione costituisce un problema, la popolazione ne costituisce un altro. Chi erano quegli antichi lavoratori? Ogni scuola di pensiero presenta argomenti che considera conclusivi. Un gruppo sostiene che fossero indiani e fa notare che l’uccello di Visnù, i simboli fallici e le piante incisi nella pietra siano i segni di un’occupazione indiana. La scuola sabea sostiene invece che quei vecchi minatori provenissero dall’Arabia meridionale. Di sicuro, essi erano dei bravi costruttori, visto che ancora oggi è quasi impossibile infilare un coltello fra una pietra e l’altra. Questa capacità toglie credito alla tesi di una terza scuola, che sostiene che gli edifici siano stati opera dei bantù kaffir, ipotesi che mi sembra del tutto insostenibile. Un’amica, che ha studiato la materia, ha trovato una rassomiglianza di stile e proporzioni fra le costruzioni dello Zimbabwe e il Tempio di Salomone descritto nella Bibbia. “Sono stati i Fenici a costruire quest’ultimo e sicuramente sono stati loro a costruire anche l’altro.” afferma. E’ una teoria affascinante, che ha colpito la mia immaginazione, ma non riesco a trovare molti fatti che la confermino.             

   Le città fortificate della Rhodesia, che secondo una delle ipotesi erano abitate da minatori e cercatori d’oro, avrebbero anche potuto essere dei baluardi per proteggersi dai nativi. I vecchi giacimenti auriferi non sono lontani anche se, stranamente, non ce ne sono vicino alla città principale. Forse erano depositi o stazioni di raccolta. Infatti, sono rimaste tracce di una fila di fortini che proteggevano la vecchia strada fino al punto d’imbarco a Sofala. Si ritiene che l’oro venisse trasportato a Ophir nell’Arabia meridionale e da lì prima in Fenicia, poi in tutto il mondo. E’ stato calcolato che la quantità d’oro estratta abbia raggiunto i cento milioni di sterline, perciò costituiva una grossa porzione della fornitura mondiale.

   Fortunatamente per i moderni investitori e per la stessa Rodesia, gli antichi non conoscevano l’uso delle pompe e, quando trovavano l’acqua a una profondità di cento piedi, abbandonavano la miniera, cosa che succedeva spesso. Le miniere moderne più prospere sono la continuazione di quelle un tempo abbandonate e mi è stato confermato che vi sono dei cantieri di coltivazione in sotterraneo o dei tagli nella roccia, larghi solo 18 pollici, che erano già stati sfruttati. Nessun uomo di taglia normale riuscirebbe a brandirvi un piccone, per cui l’ipotesi è che i lavoratori di un tempo fossero schiavi boscimani, abbastanza piccoli da riuscire a infilarsi in una fenditura così stretta. Perché l’intera regione e la sua fiorente industria sono state improvvisamente abbandonate? Forse, all’inizio del Medioevo, è scesa da nord un’ondata di fieri e vigorosi Bantu, antenati degli Zulu Matabele e di altre tribù guerriere, che hanno spazzato via i nativi. Le tribù che, in successive ondate, hanno sterminato gli aborigeni avrebbero conquistato tutta l’Africa se non si fossero scontrate con gli Olandesi e con i Britannici che salivano da sud. Le zagaglie, che avevano sconfitto gli archi, erano impotenti contro i moschetti.      
                   
   E’ domenica 13 gennaio e siamo appena tornati dalle Matoppo Hills, dove abbiamo effettuato una delle escursioni più memorabili che abbiamo fatto finora. Siamo andati a vedere la tomba di Cecil Rhodes, uomo strano ed eccezionale, leader generoso con una grande visione, ma allo stesso tempo troppo determinato e privo di scrupoli, difficile da giudicare con i nostri criteri di misura ordinari. Alcune anime, come Buddha e Cristo, sono state inviate dal paradiso per operare in campo spirituale, altre come Giovanna d’Arco,  Napoleone e tutte quelle che, in campi diversi, hanno fatto la storia, sono state mandate dall’alto con speciali missioni temporali.  
   Anche Cecil Rhodes è stato mandato dal cielo e ha fatto molto per allargare l’Impero britannico, anch’esso protetto dall’alto più di ogni altra istituzione. Sono convinto che chi lavora per l’Impero lavora, in senso lato, per Dio, perché, nonostante gli errori e i cedimenti esso rappresenta, più di ogni altra cosa sulla terra, gli attributi divini del dovere, della giustizia, della legge, dell’ordine e della tolleranza.

   La tomba si trova a 27 miglia da Bulawayo. Si torna per una strada diversa e in tutto, si percorrono una sessantina di miglia attraverso a una vegetazione costituita di arbusti uguali a quelli che coprono la maggior parte delle 500 miglia a nord di Mafeking. Ad un tratto, abbiamo visto ergersi davanti a noi dei cumuli grotteschi e screpolati di rocce fantastiche, per la maggior parte di granito, che hanno assunto a poco a poco la dignità di colline, le storiche Matoppo Hills. Per un’estensione di cento miglia per quaranta, questi enormi massi sporgenti, resi tondeggianti dall’erosione naturale, si alternano a caverne, a valli misteriose e a un labirinto di precipizi scavati nella roccia. E’ un paese da incubo, così impenetrabile che, nella campagna del 1896, nessun esercito è riuscito ad allontanarne i Matabele che vi abitano. Solo accerchiando e tagliando loro i rifornimenti si è riusciti a sottomettere questi coraggiosi selvaggi. Alla fine, essi hanno consentito a incontrare Rhodes e a discutere con lui le condizioni di pace.

   Abbiamo lasciato le auto e ci siamo incamminati attraverso fitti cespugli lungo la strada che ci era stata indicata, uno scosceso sentiero di terra scura. Era mezzogiorno. Mentre arrancavamo a fatica sotto il sole cocente, la nostra attenzione era continuamente attirata dalle belle farfalle, dalle falene e dai coleotteri, che ci passavano accanto. Molte di esse hanno trovato la loro ultima dimora nella grande rete verde di Malcolm e sono finite nella sua bottiglia mortale. Sulle rocce brucianti saettavano velocemente strane piccole lucertole dalla testa blu o rossa. Dovevano avere l’addome di amianto! I ragazzi hanno stanato un iguana lungo due o tre piedi, che si è però messo in salvo infilandosi in una fenditura della roccia. L’ultimo che avevamo visto era stato in Australia, vicino a Brisbane. La distribuzione degli animali sulla terra è uno dei misteri irrisolti della creazione.

   A poco a poco gli arbusti si sono fatti più radi, fino a quando ci siamo trovati ad arrampicarci sulle nude rocce, rotonde e piuttosto scivolose. Da esse abbiamo visto stagliarsi in lontananza, contro l’azzurro cielo tropicale, una collina nuda e spoglia sulla cui cima erano  piantati alcuni massi tondeggianti, disposti come in un cerchio preistorico. Era la nostra destinazione. Nonostante la difficoltà della marcia, abbiamo proseguito e alla fine ci siamo trovati in cima alla collina, al centro del cerchio sacro delle pietre. Una semplice targa di ferro diceva: “Qui giacciono i resti mortali di Cecil Rhodes.” Che straordinario luogo di riposo per quel grand’uomo! Di lassù abbracciavamo con lo sguardo un centinaio di miglia della terra che la sua energia e lungimiranza avevano affrancato dallo stato selvaggio e portato sotto la bandiera del nostro paese. Fino all’orizzonte si estendevano innumerevoli, meravigliose colline, marroni o rosse in vicinanza e azzurre in lontananza. Per l’anima di Cecil Rhodes non ha alcuna importanza il luogo in cui si trova il suo vecchio corpo, ma esso costituisce un’ispirazione per la terra che porta il suo nome.

   Lascio i toni del viaggiatore casuale per parlare di ciò che può risultare estraneo alle menti di alcuni miei lettori, anche se chi è in contrasto con le mie vedute mi ha sicuramente già abbandonato da tempo. A Cape Town, avevo avuto un messaggio paranormale da Rhodes, che diceva che se mi fossi recato sulla sua tomba egli avrebbe avuto qualcosa da dirmi e mi avrebbe fornito “una prova della sua presenza”, secondo le sue parole. Mi arrivano spesso messaggi di questo tipo e di solito ne sminuisco l’importanza o non li tengo in alcun conto, ma questo proveniva dalla signora Kimpton, per i cui poteri avevo un profondo rispetto. Mentre era in visita a Groote Schuur, la vecchia residenza di Rhodes, la donna aveva visto le ombre di Rhodes e di Kruger in amichevole colloquio. Essi avevano parlato anche della mia missione e Rhodes mi aveva dato la sua benedizione, mentre Kruger aveva pronunciato un sonoro ‘Amen’. Questa sembrava una conferma che egli si era liberato della camicia di forza della chiesa Dopper a cui apparteneva. Da ultimo, è seguita l’assegnazione a cui ho alluso prima.

   Siamo rimasti per qualche minuto in silenzio vicino alla tomba, poi con la mia macchina fotografica dotata di lente al quarzo, che dovrebbe avere un raggio medianico più ampio di quella di cristallo, ho scattato alcune foto alle persone del nostro gruppo. Li ho disposti in combinazioni diverse, perché speravo di individuare in qualcuno di loro quel raro potere paranormale che impressiona la lastra fotografica. Purtroppo, sono rimasto deluso. Ho chiesto a mia moglie di sedersi con carta e penna sul basso parapetto di granito che circonda la tomba. Per qualche tempo non è successo nulla, poi la sua mano ha cominciato a muoversi freneticamente  ed ella ha scritto alcune parole, dopo di che l’energia si è affievolita.  Avevamo già perso le speranze quando è ritornata con grande impeto ed ella ha scritto rapidamente il contenuto della comunicazione, con brevi pause per i miei interventi. Il messaggio di Rhodes era abbastanza lungo e molto gentile verso di me e il mio lavoro. La scrittura è terminata con una frase galante indirizzata a mia moglie.
   Il vecchio guardiano Kaffir aveva seguito incantato i nostri strani movimenti e, quando ci siamo alzati per andare via, si è accomiatato da mia moglie con un lungo, intenso saluto. Mi chiedo che cosa sapesse.

   Parlando di episodi come questo, non bisogna dar credito alle risate degli sciocchi, anche se mi sembra che, ultimamente, il loro fragore sia un po’ diminuito. Una volta superata la novità dell’idea, che costituisce la prima barriera per ogni verità introdotta di recente, cosa c’è di incredibile in una situazione simile? La telepatia fra esseri viventi non è forse considerata un fenomeno comune da ogni uomo che l’abbia studiata? E la telepatia con una mente, una grande mente, libera dalle limitazioni della materia non è molto più facile? Perché una mente simile non dovrebbe poter trasferire il proprio pensiero in una stazione ricevente  che si trovi su una vibrazione corrispondente, senza la quale nessun contatto può essere effettuato? Considerato da questo punto di vista, il processo non ha nulla di intrinsecamente assurdo, ma costituisce una spiegazione di ciò che non può essere spiegato altrimenti. Il mondo deve allargare le proprie idee per potersi rendere conto del grande cambiamento che è avvenuto.

   Accanto alla tomba di Rhodes, un po’ più in basso, c’è la tomba di Jameson, decorosa e pulita e, vicino ad essa, il monumento ad Alan Wilson, che nella battaglia di Shangani è rimasto isolato insieme a quaranta coraggiosi compagni. E’ un’opera ben fatta, ma mal collocata. Inoltre, i quattro pannelli decorativi, ognuno dei quali raggiunge un grande effetto artistico, sono troppo simili. Almeno uno o due avrebbero dovuto essere dedicati alla battaglia. Secondo me, inoltre, le autorità dovrebbero spostare il monumento del signor Tweed nel Central Park di Bulawayo, dove sarebbero in migliaia a vederlo anziché quei pochi che lo vedono ora.   
   
   Di giorno, il luogo in cui sorge questa tomba solitaria è meraviglioso. Ma che cosa diventa di notte, quando il guardiano Matabele se ne va e non vi sono esseri umani nel giro di molte miglia? Il leopardo che vaga per l’altopiano lascia le sue impronte e gli escrementi nella polvere rossa accanto alla targa di ferro; in basso, nell’intrico della giungla, gli uccelli notturni emettono il loro grido caratteristico e i terribili mamba verdi e neri si attorcigliano fra gli arbusti contorti. La natura selvaggia, cuore e anima dell’Africa, diffonde la sua atmosfera attorno alla tomba solitaria.  
   Ci siamo incamminati lentamente giù per la collina ed abbiamo mangiato qualcosa prima di salire in macchina. Poi siamo tornati, pensierosi e pieni di ricordi, verso la città in espansione, che fino a  pochi anni fa era il kraal di un selvaggio assetato di sangue. E’ stato un gran giorno, che adesso sto trascrivendo, prima che il ricordo dei dettagli sfugga dalla mia mente.

   Lunedì 14 gennaio ci siamo diretti alle cascate Vittoria. E’ stato un viaggio piuttosto faticoso per un invalido come me e lo sforzo non ha certo migliorato le mie condizioni, anche se ne è valsa la pena. Mi rimane quasi una settimana per rimettermi in salute, prima della conferenza di domenica prossima a Bulawayo. Il treno ha percorso duecentocinquanta miglia attraverso un paesaggio incontaminato e per tutta la sera abbiamo guardato attentamente fuori dal finestrino alla ricerca di animali selvatici. Avevamo sentito dei racconti mirabili di pitoni e di elefanti, ma la lista degli animali che abbiamo visto comprende solo alcuni struzzi, un felino simile alla lince e alcune antilopi nere, simili a grosse capre dal pelo lungo. La mattina mi sono alzato presto e, mentre stavo ammirando l’ampia distesa di fogliame che si stende quasi al di sotto della linea ferroviaria, ho visto una cosa strana. Sopra agli alberi si alzava un’enorme nuvola di fumo, per più di un miglio. “Questo è di sicuro il padre di tutti gli incendi della foresta.” ho pensato. Poi, all’improvviso, mi è venuto in mente che erano gli spruzzi della cascata. Avevamo raggiunto la nostra destinazione.

   Dopo aver fatto colazione all’hotel, ci siamo incamminati verso il grande ponte che passa al di sopra delle rapide. E’ uno straordinario lavoro di ingegneria, il più alto del genere al mondo e da esso si vede una parte delle cascate, anche se da questo punto di osservazione lo spettacolo non è di grande effetto, come non lo è per chi lo guarda solo dalle finestre del treno. Il nostro primo sentimento è stato di delusione, perché le rapide non sono imponenti e non sono paragonabili allo straordinario vortice e impeto di quelle del Niagara. Dall’altra parte del ponte ci siamo trovati nella Rhodesia del nord, indipendente dalla Rhodesia, che è una colonia inglese e amministrata da un proprio Governo Responsabile. Ma non c’è dubbio che un giorno i due paesi saranno riuniti. Le città principali della provincia del Nord, abitata da cinquemila bianchi e da una numerosa popolazione nera, sono Livingstone e Broke Hill.   
Nel sud ci sono importanti miniere d’oro, ma nel nord sono stati trovati enormi giacimenti di rame, così estesi e accessibili da far dichiarare che in futuro non troppo lontano la Rodesia del Nord sarà la principale fonte mondiale di rifornimento.

   Il secondo giorno abbiamo fatto due escursioni. Una è stata molto piacevole, mentre l’altra invece avrebbe potuto finire in tragedia. Ci siamo alzati presto per andare a visitare la Foresta Pluviale, che costeggia le Cascate e che è perennemente bagnata dai loro spruzzi. Penso che sia uno dei pochi posti al mondo dove giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, non cessa mai di piovere neanche per un istante. Se non fosse per il terreno roccioso, essa sarebbe un pantano impraticabile. I vegetali hanno una crescita prodigiosa, ma non ho visto tracce di vita animale.
E’ facile supporre che essi non amino la pioggia perenne più di quanto la amiamo noi. Alla fine della foresta, proprio di fronte alle Cascate, c’è un precipizio e dalle sporgenze situate sul suo bordo  le si può ammirare. A paragone di quello che si vede da qui, lo sguardo che abbiamo gettato ieri dal ponte della ferrovia è deludente, perché le vere Cascate sono molto più grandi di quello che si vede da esso. Quando ci si trova vicino ad esse, lo scroscio, il fragore e il fumo sono così tremendi che è comprensibile che qualcuno, debole di mente, si senta attratto a gettarsi nel baratro.

   Sono molto più ampie di quelle del Niagara, delle quali un Americano modesto ha scritto che, al confronto di queste, sono una semplice traspirazione. E anche se qui non c’è un punto impressionante quanto il cosiddetto Ferro di Cavallo, in Canada, ce ne sono una dozzina di quasi altrettanto imponenti. E’ impossibile dare un’idea della loro straordinaria imponenza e potenza. Hanno il vantaggio, inoltre, di trovarsi in mezzo alla natura incontaminata, senza costruzioni visibili su nessuna delle due sponde. L’edificio dell’hotel non offende la vista perché si trova in un luogo arretrato e, oltre ad esso, vi sono solo uno o due negozi di oggetti artistici. La città più vicina è Livingstone, la capitale della Rodesia del Nord, a 9 miglia di distanza.  

   Sono ancora malato e la seconda escursione, ad un luogo vicino a un fiume chiamato la Gola delle Palme, vicino ad un fiume, è stata effettuata solo dai ragazzi. In breve tempo, un temporale tropicale con una pioggia eccezionale, un vero nubifragio, ha trasformato il sentiero che avevano percorso in un torrente impetuoso. Con l’acqua alle ginocchia, hanno dovuto lottare contro la corrente per tornare indietro e se avessero perso l’equilibrio, le conseguenze sarebbero state tragiche. I ragazzi hanno detto che Billy si è comportata secondo la più nobile tradizione delle Guide Scout, associazione di cui lei è un membro entusiasta. La loro madre ha avuto un chiaro presentimento del pericolo che stavano correndo. Per fortuna tutto è finito bene e le loro tre figure sono riapparse, tutte inzaccherate, sulla veranda dell’albergo. Grazie a Dio e agli spiriti tutelari è stato evitato il peggio. Siamo coscienti della protezione costante attorno a noi.

   Ho letto il Diario e la Vita di Livingstone. Una lettura appropriata al luogo, dal momento che è stato lui a scoprire queste cascate nel 1855 e a dare il suo nome alla città vicina. Egli è stato un perfetto cristiano e mi colpisce il fatto che, malgrado la sua teologia scozzese, egli sembrava avere una conoscenza istintiva della verità medianica, più di quanto ci si aspetterebbe per l’epoca convenzionale in cui visse. Quando si è trovato in pericolo di morte, egli ha pensato ai figli, citando i versi:

“I shall look into your faces
And listen to what you say,
And be often very near you
When you think I’m far away!”

"Guarderò i vostri visi
ascolterò le vostre parole
Sarò spesso vicino a voi
Quando pensate che io sia lontano!"

   I versi sono di qualità scadente, ma sono pieni di un forte spiritualismo. Nel libro, egli descrive il suo stupore nel sentire dei poveri schiavi cantare allegramente i versi di una canzone e il desiderio di sapere cosa volessero dire. Il loro significato era che, dopo la morte, i loro spiriti sarebbero tornati a dare la caccia e ad uccidere chi li aveva maltrattati. Livingstone sembra accettare quest’idea. Anch’io non ho dubbi sul fatto che coloro che sono stati trattati con crudeltà possiedano contro i loro oppressori delle armi ancora ignote. Quando queste armi saranno conosciute meglio, forse le persone crudeli staranno più attente a quello che fanno. In Russia Rossa si parla di una forma di pazzia che portava alla morte i carnefici dei soviet. Essi morivano di insonnia e nel delirio vedevano le proprie vittime farsi beffe di loro e dire delle cose che non riuscivano a comprendere. Nessuno è così indifeso da non avere mezzi di vendetta, anche se sarebbe più nobile non usarli.   

   La mia indisposizione mi ha impedito di godere di questo posto come avrei fatto normalmente, ma ero troppo debole per andare in giro serenamente. Tuttavia, intorno all’hotel c’è la vita selvatica e dal portico ho visto un branco di babbuini aggirarsi nei dintorni in cerca di qualcosa da mangiare. Ho fatto un’escursione sul fiume e ho visto in lontananza uno o due coccodrilli e una discreta varietà di uccelli, fra i quali molti esemplari di un uccello bianco, simile al pappagallo, che fornisce le piume per fare i pennacchi.  
   I ragazzi ci hanno raggiunti più tardi in canoa e Malcolm ha sparato a uno dei coccodrilli con una pistola automatica, ma, data la grande distanza, non credo che l’animale abbia subito un gran danno.

   Le Cascate resteranno sempre un piacevole ricordo, malgrado la mia salute cagionevole. Il paesaggio è unico e l’hotel è molto confortevole, ma il dovere ci impone di partire. Domenica 20 gennaio siamo tornati a Bulawayo e la sera stessa ho tenuto una conferenza. Ero piuttosto a terra, ma ho sempre riscontrato che, una volta sul palco, la forza mi viene elargita.  
E’ stato così anche questa volta e la conferenza è andata molto bene. Raramente ho avuto un uditorio più amichevole e intelligente.  

   L’ultimo giorno, siamo andati a visitare una fattoria rhodesiana di quelle meno estese, anche se i suoi 3500 acri non mi sembrano pochi. E’ diretta da Harding Forrester, il cui romanzo sulla Rhodesia Seminatori nella Polvere traccia un quadro eccellente di una parte del paese e dà una giusta idea del tour de force che rappresenta il viaggio che anche noi abbiamo appena sostenuto. Anche se al momento egli è molto contento della sua proprietà, mi chiedo se non sarà la letteratura ad assorbire le sue future energie. La fattoria è stata costruita dalla famiglia stessa, che in Sud Africa immagino significhi dai suoi lavoratori neri. Si trova a dieci miglia dalla città e alleva circa duecento mucche, che riforniscono di latte e di burro Bulawayo. C’è anche un allevamento di pecore, meno importante. Molti acri sono coltivati a granturco, che viene immagazzinato nei silos per nutrire il bestiame d’inverno. Quando il raccolto va perduto a causa delle locuste, per mancanza d’acqua o altro, il bestiame muore e l’agricoltore è molto spesso rovinato. Anche qui, come nel resto del mondo, l’agricoltura è un gioco d’azzardo. Tuttavia, secondo Forrester, il valore della sua proprietà, che egli ha comprato al prezzo della terra da prateria, è piuttosto consistente. Perciò, malgrado la vena pessimistica presente nei suoi libri, in Rhodesia si può condurre una buona vita e ricavare un discreto profitto.

   La conversazione ha toccato anche l’argomento pressante dell’Unione con il grande vicino a sud. I vantaggi economici sarebbero considerevoli, ma su di essi pesa la questione razziale. Non vogliono correre il rischio di ritrovarsi sotto un governo antibritannico. Nonostante la fiducia e l’ammirazione per Smuts, hanno paura dei Nazionalisti. E’ la stessa situazione che c’è in Irlanda, dove il Nord ha molte ragioni economiche per unirsi al Sud, ma non può decidersi a fare causa comune con coloro che non sono in accordo con le sue tradizioni razziali e con la sua lunga lealtà. Ma il tempo farà miracoli in entrambi i casi.  

   Una delle prime osservazioni fatte da un ex ufficiale rhodesiano, temprato dall’esperienza, è stata: “Ho combattuto i Boeri nel 1900 e credo che il risentimento nei loro confronti sia più forte ora che allora.” Poiché avevo ancora in mente l’osservazione del magnate di Johannesburg, ho preso questa osservazione più seriamente di quanto avrei fatto normalmente. “Qual è la causa di questo risentimento?” ho chiesto. “Il problema della bandiera e la persecuzione dei Britannici. Essi sono continuamente espulsi dai loro posti di lavoro per far posto agli Olandesi. Anche la questione della lingua causa grande irritazione. Come ci si può aspettare che impariamo un dialetto barbaro che non ha letteratura o radici di alcun tipo e che è una sorta di gergo olandese?” ha risposto il colonnello. Altre due persone, incontrate in seguito, hanno espresso un punto di vista ancora più cupo. Secondo loro, senza un compromesso sulla questione della bandiera, sarebbe esplosa qualche forma di violenza. Io ho poca simpatia per gli attaccabrighe e sono in disaccordo sulla bandiera, ma la mia impressione è che il problema che potrebbe derivarne è serio. Forse, se il partito Sudafricano, che è un partito Moderato, vincesse le elezioni di quest’anno, la tensione potrebbe allentarsi.

   Non mi sono fermato a lungo in Rhodesia, ma ne ho attraversato gran parte, ho letto tutto quello che ho trovato e ho parlato con persone informate. Credo che con il tempo – diciamo un secolo – questo paese sarà il migliore dominion del Commonwealth. La sua estensione è enorme e il clima è costante. Non c’è l’inverno del Canada, non ci sono i deserti dell’Australia, non c’è la questione Maori della Nuova Zelanda né le complesse condizioni dell’Unione Sudafricana.  E’ pieno di miniere d’oro, anche se in parte già esaurite. Nel Nord ci sono enormi depositi di rame, che consentiranno di produrne tanto e a basso costo. Si potranno coltivare il tabacco, il cotone e molti altri prodotti. Il carbone è abbondante e di buona qualità e si trova in grande quantità anche l’asbestos. Non è difficile liberare il terreno dagli arbusti e la maggior parte degli alberi della foresta danno un legname leggero. L’unico svantaggio è la mancanza di un porto, anche se sono accessibili Beira, sulla costa orientale, e il bacino del Congo e i paesi vicini non sono abbastanza forti da rappresentare una minaccia. Nel complesso, non conosco un altro dominion che sia così felicemente situato/ che abbia una posizione così favorevole.

   Nel periodo in cui il paese era governato da una società commerciale istituita con statuto reale, la situazione era molto confusa, ma è stata in parte superata. Dal 1923 è stato riconosciuto un Governo Responsabile. C’erano due partiti, il rhodesiano, moderato, e il progressista, che era per il respingimento di tutte le richieste della Compagnia. Questa scelta  sarebbe palesemente ingiusta, dato che è stata la Compagnia a fondare il paese e a sostenere tutte le spese e i rischi del primo insediamento. Fa piacere sapere che ha vinto le elezioni ed è al potere il partito che riconosceva questo. Alla Società commerciale andrà una parte non esorbitante di guadagno, se e quando questo paese prospererà.

   Il grande dilemma per gli elettori è se essi debbano entrare a far parte dell’Unione Sudafricana o restarsene in disparte. Il generale Smuts ha sempre perorato l’alleanza e ciò che questo grand’uomo dice merita attenzione e rispetto. Ma l’atteggiamento generale, sleale e repubblicano, dei nazionalisti olandesi, ha fatto infuriare i rhodesiani, che hanno respinto l’idea. Da quel che posso vedere, non c’è speranza che essa venga riconsiderata per un’altra generazione. Ho incontrato uomini che un tempo erano favorevoli all’Unione e che adesso sono nettamente contrari. Esaminate dal punto di vista dell’Impero Britannico, entrambe le soluzioni presentano un punto a proprio favore. Entrando nell’Unione, essi accrescono il peso della rappresentanza britannica, cosa che è assolutamente necessaria. Restando da soli, essi rappresentano una garanzia che, qualsiasi cosa succeda, in Sud Africa c’è un forte blocco compatto di influenza britannica. I Britannici del sud, scontenti, hanno la tendenza ad andare ad avviare una fattoria in Rhodesia, dove l’atmosfera è incredibilmente britannica e patriottica. Anche il più blando argomento a favore degli Olandesi provoca reazioni sdegnate e, quanto alle critiche alla Rhodesia, sono difficilmente tollerate. Ma anche quando non si è d’accordo con loro, si amano queste persone cordiali. “Se il paese non ti piace, ci sono due treni al giorno per lasciarlo.” Questa è in genere la risposta che si dà allo straniero che si lamenta.

   A Bulawayo mia moglie ha ripetuto il suo punto di vista sulla dura sorte degli animali maltrattati in Sud Africa, che ha dato occasione alla visita di una delegazione della locale Società, a una grande quantità di corrispondenza e a un lungo articolo di fondo sulla Rhodesian Gazette. Mia moglie è stata felice di scoprire che la Società Rhodesiana per la Prevenzione della Crudeltà era molto attiva e che qui i cavalli e i muli erano in condizioni molto migliori che nell’Unione. Abbiamo anche avuto una lettera da Cape Town, che dice che, dopo la nostra partenza, almeno milleduecento casi di maltrattamenti sono stati portati davanti alla corte. Dovrebbe perciò esserci qualche progresso. In questo lavoro umanitario e in molti altri modi, mia moglie è stata di grande aiuto nella nostra missione.

   Durante e dopo la nostra visita a Bulawayo ci sono state alcune belle dispute teologiche, che non riguardano solo lo Spiritismo, ma tutto il campo del dogma. L’arcidiacono Mylne, Padre Kendal e altri hanno attaccato le mie opinioni, uniti nell’assalto, ma divisi fra di loro. L’arcidiacono Mylne, per esempio, ha dichiarato che i Cristiani non consideravano più il battesimo necessario alla salvezza, una cosa che certamente non sarebbe stata sottoscritta da un sacerdote cattolico. E’ assurdo che i cristiani vadano a convertire i pagani quando non sono d’accordo fra di loro su quale debba essere il credo cristiano e che insegnino ai convertiti a provare avversione e a disprezzarsi l’un l’altro. Tutto questo si potrebbe evitare se le corporazioni chiuse e gli interessi nascosti dai paramenti sacri si dissolvessero per lasciar posto alla semplice dottrina del Cristo – gentilezza, benevolenza e misericordia. Una volta, un vescovo cinese mi ha detto che, se le chiese cristiane cinesi fossero libere di decidere, si ricongiungerebbero nel giro di una generazione.      


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