Traversata burrascosa - In Sud Africa con Doyle

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Partenza – Problemi nella Baia – Britannici e Boeri – Madera – Morte di de la Rey – Il Cristo e lo Spiritualismo – Conferenze a bordo – Alcuni amici olandesi – Fine del viaggio.

Il tempo è orribile, eppure fra due ore dobbiamo essere a bordo della Windsor Castle, che ci attende a Southampton. Il nostro cottage di campagna a Bignell Wood dista solo sette miglia dal porto e la macchina è in attesa davanti alla porta. Mentre siedo alla scrivania, guardo la pioggia battente attraverso i vetri appannati della finestra e mi sento mancare il cuore. Vedo sul prato le foglie ingiallite e bagnate e ascolto il vento mugghiare attraverso i rami quasi spogli delle grandi querce e dei faggi che circondano la casa. Nel Canale ci deve essere una violenta burrasca. Io sono un vecchio baleniere e non mi preoccupo per me, ma per mia moglie e per quelli che, come lei, patiscono il mare. Per lei è duro lasciare la nostra casa e imbarcarsi in un viaggio che non la attrae, ma è un sacrificio che fa per la nostra causa. Per addolcirle la prova, portiamo con noi i nostri tre ragazzi, affinché non sia separata anche da loro.
 
   E’ il quarto viaggio che facciamo tutti e cinque, con lo scopo di allargare il dibattito su certi fatti che riteniamo essenziale far conoscere al mondo. Nel 1920-21 siamo stati in Australia e Nuova Zelanda, nel ’22 e ’23 abbiamo attraversato l’America e il Canada, adesso è la volta del Sud Africa. Questo è certamente il nostro ultimo viaggio insieme.
Non è soltanto per la mia ricerca sulle facoltà medianiche che ho intrapreso questo viaggio. In questi ultimi tempi la mia salute è peggiorata ed ho voluto sottrarmi all’inverno inglese. Inoltre, voglio mostrare alla mia famiglia alcuni dei luoghi che mi erano familiari al tempo della guerra con i Boeri. Oltre alle esperienze paranormali, voglio scrivere un piccolo resoconto sulle condizioni politiche ed economiche del paese. Al momento, il mio programma prevede solo due conferenze a Città del Capo, ma sarei sorpreso se i miei impegni si limitassero a questo. Tuttavia, ho creduto saggio non fare troppe promesse.
 
   I miei familiari, che vedo riuniti attorno all’auto, mi stanno chiamando. I lettori del mio primo libro di viaggio I Vagabondaggi di uno Spiritualista farebbero fatica a riconoscerci. Denis e Malcolm sono diventati due splendidi giganti, alti sei piedi e larghi in proporzione e Billy, come continuiamo a chiamare nostra figlia, sta sbocciando in una donna. E dato che ormai sono abbastanza grandi per rendersi utili, essi svolgono una parte del lavoro di segreteria, che è sempre eccessivo. A Città del Capo ci aspettano due amici, i signori Ashton Jonson, che hanno una grande competenza in materia paranormale e che mi offriranno la loro preziosa assistenza. Ma prima di raggiungere le acque calde e tranquille dall’altra parte della baia, abbiamo davanti a noi la prospettiva di alcuni giorni di disagio.    
 
   I giorni del disagio sono arrivati e a separare questo paragrafo dal precedente c’è tutta l’ampiezza della Baia di Biscaglia. Siamo passati attraverso a una burrasca così terribile e a un rollio così forte che, a detta dei vecchi marinai, non hanno precedenti. Dieci gradi sono già considerati un discreto rollio, ma nei momenti peggiori della traversata abbiamo raggiunto i trenta, sfiorando i margini di sicurezza e superando i limiti della stabilità personale. Ci sono stati molti incidenti, con passeggeri contusi o feriti. Anche Denis è caduto malamente tre volte e Malcolm una. Le signore, invece, sono saggiamente rimaste nelle loro cabine. Io, che ho fatto il tirocinio su piccole navi e che ho viaggiato nell’Artico su un brigantino di 250 tonnellate, so che il danno che il maltempo può fare a un transatlantico come questo, che stazza 18000 tonnellate, è ben poca cosa. Tuttavia, anche dal mio punto di vista, la nostra disavventura è stata abbastanza brutta.
 
   Eppure, nonostante tutto, lo spettacolo era magnifico. Dal bordo di murata vedevo arrivare i frangenti prodigiosi, scuri come ardesia, con venature argentee e con la cresta spumeggiante. Era difficile misurarli a occhio, ma penso che fossero alti almeno 30 o 40 piedi. Talvolta essi arrivavano da due direzioni opposte scontrandosi e, zampillando a fiotti, formavano una piramide d’acqua turbinante, spumeggiante e impetuosa, molto più alta del nostro ponte superiore. Il vento e gli spruzzi sul viso toglievano il fiato. Il nostro piccolo appartamento in Victoria Street sembrava lontanissimo, in un altro mondo.  
 
   La cosa aveva anche un lato comico. Uno dei gentiluomini anziani, che erano caduti rotolando sul pavimento della sala bar e che Denis aveva aiutato a rialzarsi, continuava a tenersi aggrappato a una delle colonne con le braccia e le gambe e, qualche tempo dopo, quando Denis è ripassato di lì, era ancora in quella posizione con gli occhi vitrei fissi sulle onde lunghe. Per fortuna, siamo usciti dalla turbolenza e fino a Madera non dovremmo avere altri problemi. Mentre scrivo queste righe, mi viene in mente che nel tratto di mare che stiamo attraversando si è svolta la battaglia di Trafalgar, combattuta alla fine di ottobre e seguita da una burrasca che aveva fatto affondare tutte le navi catturate. Adesso il cielo non è affatto rassicurante e, dopotutto, potremmo non essere ancora fuori pericolo.
 
   Oggi ho avuto una lunga conversazione con un cittadino britannico, che vive in Sud Africa e che conosce bene il paese, nel quale occupa una posizione importante. Voglio mettere a confronto quello che mi ha detto con le opinioni di un Olandese. A suo parere, non tutto va bene in Sud Africa e lui e altre persone come lui sono contenti che la Rhodesia, come pure il Kenya e il Nord, non siano entrati a far parte dell’Unione sudafricana. Egli sostiene che anche il Natal sarebbe contento di uscirne. Ero rattristato nel sentire queste cose, dato che avevo sperato di trovare un dominion prospero e soddisfatto. Per quanto riguarda la bandiera, mi sembra abbastanza naturale che gli Olandesi, che hanno colonizzato e reso fiorente questa terra con il loro eroismo e la loro laboriosità, desiderino avere un segno che la distingua da altre, come la Nuova Zelanda o l’Australia, interamente britanniche. Perché non dovrebbero avere un loro segno distintivo, a patto di rimanere nell’Impero? La tesi del mio amico, invece, è che c’è un forte gruppo politico che non intende restare nell’Impero, ma vuole fondare una nuova repubblica, basata su principi contrari al trattato di Pace di Vereeniging. Una scelta simile sarebbe terribile e porterebbe alla guerra civile. Per fortuna, molti Olandesi come Smuts hanno rispetto per la promessa fatta e non si schiererebbero mai al fianco dei propri concittadini ribelli. Non possiamo dimenticare la nobiltà di quei Boeri che nella Grande Guerra corsero a difendere la bandiera nazionale né il fallimento di De Wet e di De la Rey.
 
   Resta il fatto del malcontento britannico, che deriva da tanti piccoli inconvenienti. Il mio informatore dice che questo sentimento è percepibile soprattutto in campagna, dove predomina l’ignorante bywoner e dove il magistrato olandese, costretto a compiacere i suoi concittadini, non lascia agli inglesi alcuna opportunità. Ma forse questa è un’esagerazione e una conoscenza più approfondita dei fatti potrebbe attribuire ad essi un diverso colore. Spero proprio che sia così.
 
   La prima parte del viaggio è compiuta e siamo giunti sani e salvi a Madera. Dopo la tremenda esperienza nella Baia, è bello essere di nuovo sulla terraferma. Gli ufficiali mi hanno assicurato di non aver mai affrontato prima una simile esperienza. Sperano anche di non doverla più ripetere in seguito e, da viaggiatore incallito quale sono, concordo di tutto cuore con loro.
 
   A Funchal i ragazzi sono andati per conto loro in cerca di avventure, mentre mia moglie, mia figlia Billy ed io siamo saliti in montagna con la cremagliera, raggiungendo i 3000 piedi di altezza. Da lassù si gode uno dei più bei panorami che io abbia mai visto, paragonabile solo a quello dal Tibidabo, a Barcellona e a quello sulla baia di San Francisco. Era nuvoloso e pioveva, ma attraverso le spirali d’acqua coglievamo immagini meravigliose dei golfi e della Baia di Funchal, in lontananza, con il nostro grande battello che sembrava un giocattolo a fior d’acqua. Siamo scesi in toboga, facendo un forte rumore di acciottolio contro le pietre di rincalzo poste ai lati. All’inizio era divertente, ma, dopo quattro miglia, l’avventura si è rivelata abbastanza faticosa. Quello che ci ha divertiti di più è stato il commovente ottimismo con cui i maderiani cercavano di venderci le loro cose. Siamo passati a gran velocità davanti a una vecchia dal viso color mogano, che stava in piedi accanto alla pista con un sorriso accattivante e che, evidentemente, si aspettava che comprassimo in corsa la tovaglia che ci offriva. Siamo stati importunati fino all’ultimo. Una volta giunti sulla nave, ci siamo guardati indietro, aspettandoci di essere seguiti a nuoto e di vederci offrire pappagalli in gabbia, sedie da giardino e altra paccottiglia incredibile. Questa insistenza continua guasta un poco il piacere di visitare l’isola, che è piccola, gradevole e interamente vulcanica. Essa sorge sul luogo in cui, secondo quel che dissero i preti di Hieropolis a Solone, sorgeva il vecchio continente e, forse, è un relitto del grande disastro di Atlantide. Portiamo con noi il ricordo della sua vegetazione subtropicale, con la canna da zucchero, la banana, la vite e il cactus in pianura, che lasciano il posto ad abeti e querce man mano che si sale. I muri sono coperti da bouganvillee color porpora. Solo un marinaio è in grado di apprezzare i fiori.
 
   C’è un punto della teoria di Atlantide che mi sembra importante. La scogliera a picco, alta 2000 piedi, che si trova su un lato dell’isola, continua per altre migliaia di piedi sott’acqua e sembra essere la più alta falesia del mondo, presenta un problema molto curioso. Bisognerebbe stabilire se la parete della scogliera è di vera roccia plutoniana, ma, in ogni caso, come si spiega una struttura simile con l’erosione o con un’altra ipotesi geologica? Tuttavia, se immaginiamo che questa roccia sia stata un angolo della vecchia Atlantide, che, quando il continente finì sott’acqua, si sia rotto e sia rimasto allo stesso livello di prima, mentre il resto finì sotto, abbiamo una spiegazione chiara di questo straordinario clivaggio. Se così fosse, Madera non sarebbe un’isola di origine vulcanica emersa dal mare, ma l’angolo di un continente sepolto sotto alle macerie di quella spaventosa eruzione e scomparso per sempre. Mettendo da parte la teoria, rimane il fatto innegabile che in questo luogo, dove l’antica leggenda ha situato Atlantide, c’è la chiara evidenza di una violenta azione vulcanica e il Cabro Girao, come viene chiamato, presenta l’aspetto di una frattura titanica.
 
   Siamo di nuovo in mare e stiamo oltrepassando le isole Canarie. Ho avuto un’interessante conversazione con un cittadino sudafricano, che conosce alcuni particolari curiosi sulla morte del generale de la Rey, il leader boero. Secondo me, essa non si spiega solo con una serie di coincidenze ma chiama in causa l’intervento della Provvidenza, volto a prevenire il disgregamento dell’Impero britannico. Ecco i fatti, che solo una mente credulona può considerare frutto del Caso.
 
   Al momento dello scoppio della guerra del 1914 Botha, Smuts e altri leader boeri furono molto leali. Chi tradì fu Beyers, il capo dell’esercito, che cercò di trascinare con sé de la Rey, uomo d’onore venerando, molto anziano ma molto valido e rispettato dai suoi compatrioti. Beyers abbandonò una parata delle truppe dell’Unione a Pretoria per partecipare a un grande raduno di Boeri in armi a Potchefstroom, dove intendeva proclamare una repubblica. Egli viaggiava in una Talbot grigia insieme a de la Rey e per raggiungere la destinazione doveva passare attraverso Johannesburg.
 
   In città c’era stata una serie di rapine in banca compiute da un certo Foster, che possedeva una Talbot grigia. Perciò, tutt’intorno all’abitato erano stati disposti dei picchetti di polizia, con l’ordine di fermare le auto di quel tipo.        
Quando Beyers arrivò in città, i picchetti armati non lo fermarono, perché lui stava entrando e non uscendo. Tuttavia, dato che aveva la coscienza sporca, si mise in allarme e ordinò all’autista di spingere l’auto a tutta velocità e di non fermarsi all’alto là. Quando lasciò la città egli fu fermato e l’autista, obbedendo ai suoi ordini, proseguì senza rispettare l’intimazione degli agenti. Le guardie spararono a terra, cercando di colpire le gomme, ma i proiettili rimbalzarono sul fondo stradale duro e uccisero de la Rey, che era seduto dietro.   
Questa fu la fine del complotto di Beyers. Ma il Fato non aveva ancora portato a termine il suo piano. Se tutto fosse finito lì, in Africa si sarebbe diffusa la notizia che de la Rey era stato assassinato per prevenire una sommossa. Una conclusione simile avrebbe potuto causare una guerra civile quanto la dichiarazione della repubblica. Come avrebbero potuto prevenirla le forze direttive? Nessun ingegno umano avrebbe potuto inventare un metodo altrettanto diretto e efficace.
 
   In quel momento, su un’altra Talbot grigia stava viaggiando il dottor Grace, un inglese, che era stato chiamato fuori Johannesburg per un incidente e aveva ordinato al suo autista di guidare alla massima velocità. Quale romanziere oserebbe mettere sulla strada addirittura tre auto dello stesso tipo nel momento critico della storia? Il dottor Grace non si curò dei segni fatti dalla polizia e fu ucciso esattamente nello stesso modo di de la Rey. Anche il Boero più sospettoso dovette ammettere che, poiché un Inglese aveva avuto lo stesso destino dell’Olandese, quella non era una macchinazione dei Britannici. Era in gioco una grande questione e non so in quale altro momento della storia si siano potute vedere al lavoro in modo più evidente le forse intelligenti per raggiungere uno scopo prefissato.
Per quanto riguarda Beyers egli fu scovato, anche se soltanto dopo che era riuscito a trascinare nella congiura anche De Wet. Molti Boeri corsero generosamente in aiuto dell’Impero e fra i volontari c’erano due figli di de la Rey.
 
   Oggi ho letto un passaggio del libro La morte e il suo mistero di Flammarion, che sembra essere stato scritto per spiegare l’intervento della Provvidenza in questo caso. Esso dice: “Ne remarquons nous pas de temps en temps dans les évenements humains certaines occurrences semblant indiquer l’existence d’une justice immanente? Est-il interdit d’admettre l’action d’etres invisibles dirigeant ls choses? La fourmi ne voit pas le pied qui l’écrase. Les microbes régissent notre santé sans que nous les voyons.”
 
Il 1° novembre siamo passati vicino a Capo Verde e dal ponte vedevamo i nativi in canoa.
Non so se alla stazione telegrafica dell’isola ci sia ancora un gruppo di impiegati bianchi.
Al tempo della guerra boera, erano abbastanza numerosi da formare un buon ‘undici’ di cricket. Essi giocavano con tutti gli equipaggi di passaggio e, poiché conoscevano le condizioni del campo e giocavano su stuoie, erano favoriti. Credo che, prima dell’arrivo della nostra nave, essi fossero imbattuti. Ho passato una bella giornata con mazza e palla – Ehen fugaces.
 
   La gente pensa che un viaggio lungo sia tranquillo e riposante, ma esso può diventare più faticoso della vita di tutti i giorni. Mattino e sera abbiamo una lezione di francese sotto la guida di un acrobata francese che viaggia in seconda classe, mentre i ragazzi hanno una lista interminabile di gare di ogni tipo a cui partecipare. Per tutti, c’è la nuotata giornaliera nella grande vasca di acqua di mare e, la sera, ci sono danze e concerti. Inoltre, mi è stato chiesto di tenere una conferenza sui fenomeni medianici. Se a questo si aggiungono la compagnia continua dei passeggeri, le lettere da scrivere, i buoni libri della biblioteca, nessuno può dire che il tempo non passa mai.
 
   Man mano che ci avviciniamo all’Equatore, il caldo diventa insopportabile. Per fortuna, prima che raggiungessimo la sua linea, si è alzato un eccellente vento di prua che rende il viaggio più confortevole. Dopo tanti vagabondaggi per mare, siamo diventati degli esperti di transatlantici. Il loro livello di comodità ed efficienza è molto alto, ma in testa alla lista metterei questo bastimento, il Windsor Castle al comando del gioviale capitano Sir Benjamin Chave. Non è lussuoso come le grandi navi atlantiche, ma ha una serena aria di famiglia, che fa ampiamente ammenda. Malgrado la turbolenza incontrata all’inizio, ricorderemo sempre con piacere questo viaggio.
 
   Uno dei benefici di questo viaggio, tuttavia, è che, anche in mezzo al rumore metallico del lancio degli anelli sul ponte e al frastuono del grammofono sempre in funzione, vi sono momenti in cui si può filare via alla chetichella, per restare soli con la natura e con i propri pensieri. Ho scoperto che il momento migliore è appena dopo il tramonto, quando sul ponte si può trovare un angolo solitario, dal quale guardare lo scuro semicerchio dell’oceano che sfuma nelle grandi nuvole grigie in movimento, fra le quali appaiono squarci di cielo color salmone. Una notte simile è irresistibile per il passeggero di una nave, ma se ci si trovasse soli, su di una piccola barca, sotto a questa straordinaria volta celeste, ci si sentirebbe più vicini a Dio che in ogni altro posto sulla terra.
 
   In momenti come questo penso alla mia posizione religiosa e interrogo la mia anima. Non ho dubbi sulla sua perfetta integrità, dato che spesso l’ho esaminata a fondo e che, lungi dall’indebolirsi, essa cresce nella mia stima. Vedo con chiarezza che questa rivelazione è la più importante che l’umanità abbia mai avuto e che, diffondendola, noi facciamo il lavoro più importante e fondamentale che si possa fare oggi. Ma siamo del tutto sulla strada giusta? Su questo ho i miei dubbi. Sono d’accordo con chi desidera tenere il movimento separato da ogni credo. E’ un ideale nobile e ampio, ma non è pratico, perché blocca il cammino e ostacola il nostro progresso. Se questa nuova conoscenza deve riunire le religioni, il processo deve avvenire in due fasi: un primo periodo nel quale le grandi religioni devono conoscere e ammettere al proprio interno la nuova rivelazione e un secondo momento in cui le religioni che hanno questa conoscenza in comune devono stringersi insieme. Ma i nostri leader non hanno visto quanto sia essenziale la prima fase.

Nel mondo cristiano, è necessario che la personalità e l’etica del Cristo siano proclamate in relazione alla nostra conoscenza medianica, le due cose dovrebbero essere unite. Dobbiamo essere d’accordo che gli Ebrei le aggiungano al proprio insegnamento mosaico e i Maomettani all’insegnamento del profeta, anche se non si deve abbandonare troppo presto il vecchio per il nuovo. Non auspico un dogma o un rituale immutabili - la teologia è sempre stata nemica della vera religione - ma mi auguro di vedere, da parte degli spiritualisti cristiani, un riconoscimento pubblico del lavoro di quel grande maestro che venti secoli fa disse cose e compì atti che non sono ancora stati completamente capiti, ma che hanno avuto un’influenza straordinaria su tutti gli uomini. Gli spiritualisti europei dovrebbero considerarsi cristiani nel senso più ampio del termine e non dovrebbero introdursi in altri paesi prima di aver raggiunto un accordo su questo.

Come ho detto prima, penso che il messaggio di Gesù, lo stesso che noi proclamiamo oggi, non sia stato capito. Dopo la morte l’uomo conserva la sua personalità, in un mondo non molto diverso dal nostro, nel quale la sua condizione dipende dalle sue azioni passate. Molti dogmi e rituali sembrano essere stati aggiunti dopo e sono un compromesso con il paganesimo, dal quale sono derivati. Non dobbiamo dimenticare che fino alla venuta del Cristo gli Ebrei non avevano un’idea definita della vita ultraterrena. In tutto il Vecchio Testamento non ve n’è quasi menzione. Poi venne il Cristo con le sue affermazioni importanti e precise, molto simili alle nostre, nelle quali Egli parla di persone che siedono alla Sua destra e fa allusioni a molte case e al succo dell’uva, che dimostrano che la vita continua. Dopo le ripetute, veementi affermazioni che  la morte è stata sconfitta, oggi questa idea ci è così familiare che è difficile immaginare quanto essa deve essere stata eccitante per il primo uomo che la udì e la accettò. Quando il Cristo riapparve in carne ed ossa e fu visto da molti, la coppa della loro felicità fu colma. Era chiaro, infatti, che la Sua dottrina della sopravvivenza era vera. Paolo considerava l’esistenza ultraterrena un punto talmente fondamentale da affermare che, se la dottrina della resurrezione non fosse vera, verrebbe meno il perno stesso del Cristianesimo. E’ stata la forza fornita agli apostoli da questa prova che li ha trasformati dai codardi del Getsemani agli eroi e martiri della Chiesa cristiana primitiva.
 
   Ma torniamo a cose più mondane. E’ il penultimo giorno di viaggio e tutte le attività stanno volgendo al termine. I miei figli si sono fatti onore. Il gruppo in cui erano Malcolm e Denis ha stracciato tutti gli avversari nel tiro alla fune e si è classificato al primo posto. Denis, inoltre, ha vinto il campionato di tennis, mentre Billy è arrivata in finale nel gioco delle bocce e nel cricket femminile. Niente male, se si considera che in entrambe le competizioni c’erano almeno cinquanta partecipanti. Nella finale Billy ha preso due porte con due palle ed è stata l’unica donna a fare i lanci con il braccio alzato sopra la spalla.
 
   Io mi sono dedicato ad alcune letture impegnative, fra le quali La vita dopo la morte.  Testimonianze di Dayton Thomas, che ha un’eccellente prefazione di Lady Grey Fallodon. Secondo me, questo pastore metodista ha tutte le qualità per diventare un leader di spicco del nostro movimento: possiede una personalità amabile, è un buon oratore, è dotato di una mente logica e lucida e ha una grande capacità espositiva. Spero che presto girerà anche lui il mondo come ho fatto io. Il suo libro, penalizzato dall’alto costo, inevitabile quando il contenuto interessa solo una ristretta cerchia di lettori, è ottimo. Ma verrà presto il giorno in cui tutti riconosceranno che questo è il genere letterario più importante e avvincente e non si parlerà più di tiratura limitata. Ho anche letto il libro del capitano Campbell, uomo meraviglioso dotato di coraggio e intelligenza in giuste proporzioni, cosa che lo rende un eroe a tutti gli effetti, nel quale descrive le sue avventure sulla nave Q. Alcuni passaggi, come il racconto di quello che è accaduto nella parte posteriore del Dunraven, nel campo dell’epica britannica sono  all’altezza, se non superiori, al Birkenhead e all’affondamento del Revenge. Mentre la nave e il deposito d’armi, posto proprio sotto, erano in fiamme, i sei uomini nascosti attorno al cannone hanno continuato a fingere che il vascello fosse un’innocua carretta, per indurre il sottomarino ad emergere. Il pavimento scottava e il deposito poteva scoppiare a ogni istante, ma essi rimasero distesi immobili come topi. Alla fine, il magazzino esplose ed essi vennero scagliati in aria. Uno di loro, finito accanto al capitano, si rialzò immediatamente, barcollando, e gli chiese scusa per aver abbandonato senza autorizzazione il posto di combattimento. Esiste forse un esempio più grande di coraggio e disciplina?
 
   Oltre alle letture, all’aggiornamento del diario di viaggio e alle faticose conversazioni in francese, ho tenuto alcune conferenze sulle mie esperienze paranormali e sulle mie personali deduzioni in tutte e tre le classi. L’uditorio mi è parso profondamente interessato e spero di aver dato qualche gioia alle persone che mi ascoltavano, facendo loro cambiare idea sulla morte. Ho suggerito di pormi delle domande scritte, alle quali ho risposto immediatamente. La maggior parte delle domande erano molto intelligenti e non contenevano riferimenti a tesi che avrebbero impedito una discussione ragionevole. Alcuni domande erano ingegnose, ma credo di aver soddisfatto la curiosità degli interroganti. Uno di loro – un passeggero di terza classe – mi ha chiesto: “Perché lo spirito, se esiste, non impedisce alle persone affette da Encephalitis lethargica di essere sepolte vive, come spesso accade?” Un’altra domanda interessante è stata: “Perché i popoli selvaggi che sono in stretto contatto con gli spiriti sono in uno stadio di sviluppo così basso?” Ho già risposto a questa domanda nei miei scritti precedenti, nei quali ho dimostrato che lo sviluppo etico va di pari passo con lo Spiritismo. Un circolo primitivo attira spiriti primitivi, che grosso modo si trovano allo stesso livello di sviluppo. Un buon spiritista che insegnasse la verità su queste cose eliminerebbe lo stregone più in fretta dei missionari.
 
   Questa mattina ho avuto una conversazione interessante con un certo colonnello Collins, un Boero che prima ha combattuto contro di noi e poi al nostro fianco nella Grande Guerra. Egli è dell’opinione che l’amico inglese che ho citato prima fosse male informato e che non ci sia discriminazione fra le razze. Secondo lui, il partito repubblicano è insignificante e l’Unione continuerà a esistere. Quest’uomo, che si è guadagnato il D.S.O. nell’esercito britannico, è un membro del corpo legislativo, perciò dovrebbe avere un’idea chiara della situazione e sembra molto acuto nei suoi giudizi. Egli ha ammesso che i Boeri che combattevano per i Britannici erano disprezzati dagli Olandesi più estremisti e venivano chiamati Boeri kaki. Mi sembra che ci sia una considerevole analogia fra questo conflitto razziale e quello in Canada, con ancora meno possibilità di recessione.
 
   Sir John Wessels, famoso giudice dell’Alta Corte, ha espresso lo stesso parere del colonnello Collins. Io gli ho fatto notare che la Gran Bretagna non desidera altro che gli Olandesi abbiano tutti i diritti costituzionali e che l’unica ragione per una guerra sarebbe la rottura del Cerchio d’oro dell’Impero rappresentato dalla Corona britannica. Ho aggiunto che la suscettibilità su questo punto è molto grande e che bisognerebbe tenerla presente prima di fare dei passi che potrebbero accrescerla troppo. Il giudice ha anche detto che, con la generazione attuale, non vi sono probabilità di secessione. In campagna, però, gli Olandesi si stavano moltiplicando e c’era poca immigrazione, fatta eccezione per gli Ebrei, bravi a far soldi, ma che, dopo aver fatto fortuna, se ne andavano senza essere di alcuna utilità per il paese che li aveva resi ricchi.
 
   Un certo numero di immigrati britannici si occupavano della terra ma erano troppo dediti al tennis e agli altri sport per prendere sul serio il lavoro agricolo e non erano all’altezza dei coltivatori boeri, abituati a combattere con la siccità, le locuste e con gli altri problemi del paese. Egli pensava che ci fosse un certo antagonismo fra i cittadini, in gran parte britannici, e gli agricoltori, in gran parte olandesi, ma non disaccordi gravi. Devo dire che il punto di vista olandese mi sembra moderato e molto ragionevole.
 
   La mia giornata è stata piena di conversazioni interessanti e proficue. La sera ne ho avuta una con il nostro comandante, sir Benjamin Chave, uno straordinario esemplare di marinaio britannico. Egli mi ha raccontato le sue avventure durante la guerra, prima nell’Africa sudoccidentale, poi a Basra e alla fine nel Canale, al cui imbocco è stato silurato. Ha varato sei navi con il mare grosso. Di due di esse non si è saputo più nulla, delle altre quattro, una ha raggiunto Liverpool, una a La Coruna, su un’altra è salito lui stesso, diretto a New York. Metà degli uomini della sua nave sono morti di spossatezza. A quei tempi, il servizio mercantile produceva degli eroi. Per inciso, il capitano mi ha detto che la burrasca che ci ha colti nella Baia e che io ho raccontato con tono leggero, è stata invece molto seria.
 
   Il barometro era sui 28°, o anche meno, la temperatura più bassa che io ricordi di tutti i miei vagabondaggi in mare, tranne una volta, quando ero in servizio sulle baleniere e fummo quasi spazzati via dall’acqua. Una donna ha raccontato a mia moglie, divertendola, di uno steward dall’aspetto cadaverico che, nel momento peggiore della burrasca, aveva messo la testa dentro alla sua cabina  per dirle: “C’è qualcosa che non va!”
 
   La condizione dei camerieri sulle grandi navi di linea dovrebbe essere oggetto di un’inchiesta. Non solo essi hanno un orario di lavoro interminabile – spesso di quindici ore al giorno – ma non ci si preoccupa abbastanza del loro comfort. Ho udito un vecchio cameriere dire che, tranne che nei porti, egli non aveva mai consumato un pasto seduto. Essi sono dei grandi lavoratori, che meritano una maggiore considerazione. Il loro trattamento economico varia a seconda delle compagnie, ma il salario medio è di due sterline la settimana più le mance, che sono piuttosto precarie. Se le condizioni di lavoro fossero migliori, la paga potrebbe essere accettabile. Molti passeggeri sembrano considerarli delle macchine senza alcuna esigenza.  
 
   E’ la nostra ultima sera a bordo e siamo seduti in mezzo ai bagagli. Dal punto di vista del tempo non è stato un gran bel viaggio, ma la vita a bordo è stata piacevole, i compagni sono stati gradevoli e il capitano capace. Domattina presto saremo alla fonda nella Table Bay e chiuderemo un capitolo della nostra vita per cominciarne un altro. Sembra che sia passato tanto tempo dal mattino di cui parlo all’inizio, quando un vento carico di pioggia soffiava attraverso Bignell Wood e io guardavo fuori dai vetri bagnati del mio studio e vedevo le foglie autunnali dello Hampshire svolazzare attraverso il prato.
 

 
 
   
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