Johannesburg - In Sud Africa con Doyle

Vai ai contenuti



  
Arte sudafricana – L’apparizione delle Fate – Una baldoria analcolica –  Il generale Tanner – Le lettere di Louis Botha – La bandiera – La miniera Robinson – I quartieri poveri – Il bazar dei nativi – Il vescovo Karney – Il nostro servizio domenicale – La più importante miniera di diamanti – Il futuro di Johannesburg.

   Quando sono in viaggio cerco, nei limiti del possibile, di farmi un’idea della letteratura, dell’arte e del teatro del paese in cui mi trovo, per conoscere qualcosa dell’anima dei suoi abitanti. In Sud Africa non c’è molto su cui lavorare. Il piccolo capolavoro di Oliver Schreiner appartiene ormai al passato. Per quanto riguarda l’arte, ho visto alcuni discreti paesaggi e alcune belle sculture, ma non ho avuto l’opportunità di dedicarvi molto tempo. In teatro, mi ha divertito la commedia di Stephen Black Il Boero delle pianure remote, nella quale un rozzo contadino si rivela superiore alla degenerata famiglia inglese in cui è precipitato. Egli segna un punto a proprio favore in una forma accettabile. Il cinema dei Voortrekkers è eccellente, ma non può essere considerato arte sudafricana. In letteratura c’è il già citato Leonard Flemming, che di tanto in tanto si fa apprezzare anche come poeta. C. R. Prance, autore di L’isola dei leoni marini, è uno scrittore che meriterebbe un pubblico più vasto. Anche la signora Millin, che credo sia ebrea,  è una scrittrice eccellente. Il suo Sud Africa è il miglior libro che ho letto sul paese. Anche William Westrup, che penso sia nativo di Durban, ha scritto alcuni romanzi straordinari. Queste sono alcune delle opere con cui sono venuto in contatto. Forse è colpa mia se in Australia avevo fatto di più.

   Il rumore incessante della città ci dà ai nervi. Le nostre stanze sono all’incrocio di due strade importanti dalle quali, per diciotto ore al giorno, giungono urla, parole sconce vomitate con violenza, suoni strozzati, grugniti, tossicchiare di motori. C’è un egoismo sfrenato nell’inutile frastuono che fanno le auto, specialmente la mattina presto. Mi chiedo cosa direbbe di questo pandemonio il vecchio Carlyle, che protestava per il chiocciare di alcune galline. Tuttavia, nell’incantevole giardino del delizioso Country Club, alla periferia della città, abbiamo trovato una cura parziale al nostro disagio. Ci andiamo la mattina, portando con noi i libri e le cose indispensabili, e restiamo tutto il giorno all’ombra dei suoi splendidi alberi, osservando i fiori e le farfalle, fino a quando il lavoro non ci richiama indietro. E’ un benefico sollievo.

   Domenica 30 dicembre ho tenuto la mia terza conferenza a Johannesburg. E’ consistita principalmente in fotografie paranormali, alle quali, in onore della giornata festiva, ho aggiunto alcune fotografie di fate, che erano già state apprezzate in precedenza. E’ sorprendente quanto sia difficile sradicare una bugia. Vi sono migliaia di persone che credono ancora a una sconsiderata affermazione fatta alcuni anni fa, secondo cui queste immagini di fate sono state tratte da una famosa pubblicità. Nella mia conferenza ho detto di essere pronto a prendere in considerazione ogni spiegazione che non danneggiasse il buon nome delle bambine. Dopo che ebbi spiegato i fatti, credo che fossero rimasti in pochi a respingere le fotografie. Mostrai anche lo spirito dell’albero del Devonshire e altre fotografie tedesche di fate. Il mio libro sull’esistenza delle fate è la prima trattazione seria, dopo il testo medioevale The Secret Commonwealth (un titolo eccellente!), su quello che potrebbe essere un ordine di esseri sconosciuti presenti sul nostro pianeta. Le fotografie Cottingley  hanno avuto molte critiche, la maggior parte delle quali sono assurde. Tuttavia, c’è un’obiezione che merita maggiore attenzione delle altre e che sostiene che esse sono immagini abilmente ritagliate e tenute su con fili invisibili. E’ una spiegazione plausibile, anche se il bilancio delle probabilità sembra essere contro di essa. Ecco le ragioni che inducono a respingere questa interpretazione:  
1. Nel 1917, Frances, la ragazza più giovane, scrisse a una sua amica in Sud Africa che Cottingley era un bel posto per la presenza delle farfalle e delle fate. Il biglietto è stato trovato intorno al 1923 e pubblicato sul Cape Argus. Per quale ragione la bambina, che allora aveva dieci anni, avrebbe scritto una cosa simile, se non fosse stata la verità?  
2. Se le figure fossero state ritagliate da un libro o da un giornale, dovrebbero essercene delle altre simili, invece non ne sono state trovate.  
3. Fra le figure del 1917 e quelle del 1920 c’è una grande differenza di compattezza. Essa è dovuta forse a una diminuzione di medianità, ma non ha niente a che vedere con la contraffazione.
4. Gli esperti hanno individuato dei segni di movimento nelle figure.
5. Le bambine e il padre godevano di grande considerazione presso il signor Gardner. Questi sarebbe sicuramente stato a conoscenza di una contraffazione.  
Queste ragioni dimostrano, in modo deciso se non decisivo, la validità dell’argomentazione e delle prove a favore di un fenomeno come questo. Ma ci vorranno altre conferme prima che venga riconosciuto alle fate il loro posto in natura.   

   C’è una spiegazione plausibile che armonizzi l’esistenza delle fate con il disegno generale della natura? Me ne viene in mente una, grottesca e fantastica, ma non impossibile. Per sopravvivere, alcuni animali hanno sviluppato delle capacità di adattamento che forse abbiamo sottovalutato. Nell’ordine naturale i pesci non volano. Eppure sappiamo che c’è una specie di pesci che, per continuare a vivere, ha imparato a volare. Supponiamo che in epoca remota, quando sulla terra dominavano gli insetti, vi siano state delle specie che, per sfuggire ai propri nemici, abbiano trovato il modo di diventare invisibili con un cambiamento di vibrazione. E’ il fenomeno che si verifica con le pale del ventilatore, che scompaiono quando cominciano a girare. Forse, dopo essere diventate invisibili, quelle creature hanno sviluppato una vita e un’evoluzione proprie, all’interno di una vibrazione invisibile all’occhio umano. In questa nuova dimensione, esse potrebbero avere dei poteri di creazione e di imitazione a noi sconosciuti ed essere in grado di riprodurre il corpo umano senza averne l’anima e conservando delle tracce della loro origine di insetti. Una soluzione un po’ lambiccata, ma possibile. L’immaginazione è un esploratore irresponsabile, che galoppa in anticipo sulla solida falange della scienza.  

   L’ultima conferenza è stata presieduta da Denis, che se l’è cavata in modo egregio. Ho concluso questo incontro memorabile ringraziando l’uditorio di Johannesburg per la sua cortesia nei miei confronti. Ho detto anche che volevo dir grazie alla stampa per la correttezza e la gentilezza dimostratemi. Il mio lavoro è terminato. Rimane solo il servizio religioso della settimana prossima, per il quale abbiamo affittato il teatro Orfeo, che può ospitare duemila persone. Da Maritzburg, ho mandato a chiamare la signora Kimpton, che aveva operato così bene come chiaroveggente a Città del Capo. Speriamo di ottenere un buon risultato e di riuscire a raggiungere anche le persone più povere, dato che l’ingresso è libero. Se potessi viaggiare gratuitamente ed essere ospitato con il mio gruppo, non farei mai pagare il biglietto.  
   La scorsa notte abbiamo festeggiato il Capodanno in quell’angolo di paradiso che è il Country Club. Abbiamo ballato fino a quando l’affollamento della pista non consentiva più di muoversi. Noi anziani ce ne siamo andati prima di mezzanotte e abbiamo lasciato i giovani a proseguire la festa. Malcolm è finito coinvolto in una rissa. Sentendo qualcuno che mi insultava per lo Spiritualismo, ha risolto la situazione nel suo solito modo impetuoso. Ma, anche se era per tre quarti ubriaco, ha avuto abbastanza buon senso da rendersi conto che la persona che aveva davanti era fatta di un metallo più duro del suo e ha battuto in ritirata. Denis è tornato alle 8.30 del mattino, dopo una notte di avventure e di cagnara con un gruppo di persone distinte. E tutto questo bevendo solo tè! La nuova generazione è veramente meravigliosa!  

   Eccoci nel 1929. Che cosa ci porterà? La folla spensierata di uomini e donne della notte scorsa mi ha fatto riflettere sul futuro. Quando si è anziani,  non si hanno più paure personali, anche se il Fato, alla maniera di un selvaggio, può ancora colpirti attraverso coloro che ami. Finora siamo stati protetti e la nostra strada sembra stendersi dritta davanti a noi. Credo di aver meritato una tregua e vorrei lavorare di più a casa, perché viaggiare di continuo e parlare è molto stancante.
   Il primo dell’anno siamo stati ospiti del dottor Erasmus Ellis e della sua affascinante moglie. Il dottor Ellis è un eminente medico, delle cui capacità posso parlare con conoscenza di causa, dato che sono un suo paziente riconoscente. A casa sua abbiamo incontrato il generale Tanner, il valoroso comandante della Brigata Sudafricana durante la Guerra, con il quale abbiamo avuto una conversazione interessante. C’era anche un ufficiale francese che ci ha dato delle informazioni aggiuntive sull’argomento e un ecclesiastico di bella presenza che si era battuto fino in fondo con il suo revolver come capitano nel Leicester. Fummo tutti d’accordo nel dire che sarebbe stato un disonore incancellabile per l’esercito inglese se, all’inizio di settembre del 1914, il generale French si fosse ritirato dalla linea di battaglia, come era stato sul punto di fare. Non riesco a capire come un uomo d’onore coraggioso come lui possa aver concepito un’azione del genere.  

   Il generale Tanner mi ha detto di aver esaminato il carteggio di Louis Botha, scritto al tempo in cui guidava i Boeri contro di noi. In queste lettere, il generale sostiene che i Boeri non avrebbero potuto continuare a resistere se i Britannici non si fossero presi cura delle loro donne e dei bambini, cosa che egli aveva insistentemente chiesto loro di fare. Questo rimanda al monumento di Bloemfontein o, meglio, alla sua ingiuriosa iscrizione, dato che siamo tutti d’accordo che quelle povere donne e bambini debbano avere un monumento commemorativo.  
   Sono impressionato dalla tensione che serpeggia fra la popolazione britannica, insoddisfatta delle condizioni esistenti. “E’ quasi peggio del regime Kruger” ha detto uno dei leader della Società di Johannesburg. “Se c’è un posto vacante, un inglese non ha la minima possibilità di ottenerlo” ha detto un altro. “Il mio popolo vive in questo paese dal 1820, cioè da quattro generazioni – ha detto un terzo – e mi fanno sentire straniero.”

Uno dei punti dolenti riguarda la bandiera. Personalmente, non vedo perché le due bandiere non possano sventolare insieme e perché i discendenti degli uomini coraggiosi che sono penetrati per primi in questo paese non debbano poter avere il loro simbolo, se lo vogliono, purché sia presente anche il nostro. So che i Britannici considerano inaccettabile il mio punto di vista, ma è molto peggio sfigurare la bandiera del Sud Africa con quelli che sembrano tre francobolli incollati sopra. Non è lusinghiero per noi ed è irritante per gli Olandesi, per questo è preferibile avere le due bandiere che sventolano una accanto all’altra. D’altra parte, il trattato commerciale stipulato dal Governo Nazionalista con la Germania ha causato indignazione, perché spezza volutamente il cerchio imperiale, non dando la preferenza ai suoi prodotti e rivolgendosi all’esterno. Un’altra lagnanza dei Britannici riguarda la lingua. Tutti i dipendenti pubblici, oltre all’inglese, devono conoscere l’Afrikaans. Gli Olandesi istruiti conoscono l’inglese e per loro questa legge non rappresenta una fatica. Per un Inglese, invece, imparare quello che è un dialetto barbaro, senza radici letterarie, è una sofferenza. Mi sono chiesto se non si potrebbe fare un accordo con i Nazionalisti, offrendo loro di togliere i francobolli dalla bandiera in cambio della limitazione dell’Afrikaans ai soli distretti olandesi. Fino a quando non saranno rimosse queste cause di risentimento, in Sud Africa non ci sarà pace.  

     La mattina del 4 gennaio abbiamo visitato la miniera Robinson, anche se non siamo scesi a 6000 piedi, dove si trovano gli strati coltivati, perché non è un’impresa facile. La maggiore profondità significa costi più alti, operazioni più difficili e il minerale che si trova giù in basso non è di qualità migliore. Questa parte del filone è già stata molto sfruttata e, se si volesse fare un nuovo investimento, converrebbe farlo all’estremità orientale della vena, che è meno sfruttata e più ricca.
   Abbiamo seguito l’intero processo di lavorazione, da quando i blocchi di roccia grigia, che hanno l’aspetto di pietra comune, senza tracce visibili di oro, arrivano in superficie. Qui vengono frantumati, con grande frastuono, con il pestello. Poi vengono tritati, polverizzati e fuoriescono sotto forma di un liquido denso, color zuppa di piselli, che costituisce il 95 per cento del totale estratto. Il trattamento con il cianuro e il calore produce/provoca una magnifica alchimia, nella quale la pietra grigia scompare e rimane un piccolo bottone di metallo giallo in fondo a un pentolino, che viene messo insieme ad altri per la fusione e la trasformazione in lingotti. Ne abbiamo visto uno del valore di tremila sterline, che riuscivo a malapena a sollevare.

   L’estrazione dell’oro è perseguitata dai demoni di alcune malattie. La prima è la silicosi, la pietrificazione dei polmoni, causata dall’inalazione della polvere di pietra, che nessuna inoculazione può fermare e che porta a una morte lenta dopo una terribile agonia. Poi c’è la deturpazione della pelle causata dal cianuro, ci sono l’avvelenamento da mercurio e la sordità, provocata dal rumore del mulino a pestelli usato per frantumare i minerali. Se a questo si aggiungono gli incidenti con l’argano, la caduta di sassi e così via, ci si rende conto di quanto siano dure le condizioni di lavoro. La paga, tuttavia, è buona. Quasi tutti i bianchi guadagnano più di una sterlina al giorno e i nativi prendono tre volte più di quello che guadagnerebbero in una fattoria. Ho chiesto al direttore come facevano un tempo, senza i moderni macchinari e il cianuro. Lui mi ha risposto che gli scavi erano spesso alluvionali e il processo, semplice e primitivo, avveniva con una ciotola e con un canale concentratore oscillante.

   Oggi, 5 gennaio, il colonnello Godley, capo della polizia, mi ha autorizzato ad andare a visitare alcuni bassifondi della città, dove c'è un alto tasso di criminalità. Sono indubbiamente dei quartieri strani e ci è stato detto che, se ci fossimo andati senza la protezione della polizia, ci saremmo ben presto trovati con un coltello nella schiena. Quando Denis, che era con me, si è allontanato, è stato richiamato indietro con molta fermezza dal colonnello Quirk e dal conestabile capo Boy, che ci accompagnavano. Essi ci hanno anche detto che, dopo il tramonto, quei posti non erano molto sicuri nemmeno per la polizia, che ci andava armata.
   Entrambi gli ufficiali mi sono sembrati efficienti, pratici, con le idee chiare e con il vantaggio di una buona conoscenza delle abitudini e dei dialetti dei nativi. Lo scopo della nostra visita era quello di smascherare le provviste di birra, contenute in bidoni sepolti sotto terra. I conestabili scoprivano le latte, interrate a un piede di profondità, percuotendo il terreno con una canna, poi ne versavano via il contenuto o lo rovinavano aggiungendovi della terra. Hanno scoperto almeno trenta o quaranta bidoni, contenenti un liquido di qualità scadente, pieno di bolle, dal sapore cattivo e dall’odore acre e nauseabondo. Ad alcune qualità di birra viene aggiunta della calce, per renderle più forti, ma il risultato è che fanno impazzire i nativi. Dopo averle bevute, essi si battono aspramente fra di loro. E’ impossibile individuare i colpevoli perché il terreno è di proprietà comune e nessuno ammette di aver sepolto i fusti. Essi se ne stanno seduti in circolo insieme agli altri spettatori, con delle facce impassibili. Pensavo che la distruzione delle loro proprietà li avrebbe rovinati, ma gli ufficiali mi hanno detto che molti di loro sono ricchi, con 50 o 60 sterline custodite nella cintura. Ci vogliono solo quattro ore per fabbricare questa birra e non avevamo ancora voltato le spalle che c’era già una nuova partita che stava fermentando.

In un pezzo di terra fuori dal controllo municipale c’erano i bassifondi peggiori che abbiamo visitato, in cui ogni uomo è un criminale e ogni donna è una prostituta. Non so perché sia così e sono sicuro che presto vi sarà posto rimedio, ma per il momento, mentre all’interno del territorio comunale le condizioni di vita sono abbastanza buone e una famiglia non deve pagare più di una sterlina di affitto al mese, in questa terra desolata si pagano 25 scellini a settimana per una stanza in una baracca. E tuttavia, essi preferiscono pagare questa cifra all’ignobile proprietario speculatore piuttosto che un quarto di meno per una stanza decorosa nello spazio municipale. Il motivo è che qui essi possono praticare indisturbati le loro occupazioni illegali. Spero che la municipalità estenda fino a qui il suo statuto, in modo da spazzare via queste piaghe di immoralità e di insalubrità.  

   Nel bazar dei nativi, dove entrano pochi uomini bianchi, mi hanno colpito gli attrezzi dello stregone, esposti in vendita: vassoi pieni di vecchie ossa, vesciche di serpenti, pelli di rospo e altra robaccia disgustosa. Non capisco quale possa essere il significato, se ne ha uno, dell’odiosa magia nera. I poliziotti bianchi ammettono che lo stregone talvolta, al di là delle coincidenze, indica loro dove si trova un oggetto rubato o una mandria smarrita. Saul non aveva forse consultato un’indovina per ritrovare gli asini perduti del padre? Ma questa è solo preveggenza, comune fra i nostri bravi medium di Londra. Essa ha permesso agli agenti di dare un resoconto chiaro della fine del capitano Hinchcliffe e della signorina Elsie MacKay. Ma per far questo non c’è bisogno di vesciche di serpenti e di altri orrori, utili forse a impressionare i creduloni. Basta essere dotati della facoltà di preveggenza, come la donna Zulu di cui ho parlato, che sapeva più di quanto sarebbe stato possibile con mezzi comuni.  

   Una caratteristica patetica del bazar era la grande pazienza e abilità con cui i sarti di colore cucivano le toppe sui pantaloni laddove sarebbe stato molto più semplice e ragionevole cucire i pantaloni sulle toppe. Non so perché questi uomini debbano indossare qualcosa di più di un perizoma. Trasformare questi Adoni scuri e ben fatti nei poveri e dinoccolati spaventapasseri coperti da un cappotto lacero e da un cappello a punta tutto consunto è un’offesa alla natura. Essi sono più presentabili la domenica, quando vanno in piazza con dei completi di buon taglio, i colletti bianchi e le cravatte colorate. Mi è stato detto che questi nativi mezzi europeizzati rappresentano un problema per il futuro. Essi hanno delle proteste molto concrete da fare e poi vi sono gli emissari russi e americani pronti a ricordare loro di continuo le cose che non vanno.  

   Anche se è molto facile educarli, personalmente non sono favorevole a dar loro un’istruzione. Che utilità può avere formarli se poi nella società non c’è spazio per le persone educate? Non si genera forse scontento e ambizione frustrata là dove prima c’era apatia se non contentezza? Mi sembra una cosa molto crudele. C’è l’educazione sociale, l’insegnamento della propria dignità, del divertimento legittimo, della pulizia personale e così via e la signorina Dorothy Maud, una giovane donna inglese che mi è parsa quanto di più vicino a un angelo tutelare si possa desiderare di incontrare, lavora con loro su queste linee. E’ la figlia del vescovo di Kensington, che ha buoni motivi per essere orgoglioso di lei. Non ha ancora vent’anni ed è la tipica ragazza inglese vivace, abituata a vivere all’aria aperta, che ci si aspetterebbe di incontrare a una gara di golf o di tennis. Invece lei passa le sue giornate a lavorare fra i bambini neri, insegnando alle madri come adattarsi a vivere nelle condizioni artificiali dei campi. Sta costruendo per loro una sala di ricreazione e non ha soldi. Il suo indirizzo è Y.W.C.A., Jeppe Street, Johannesburg.   

   Ho messo le carte in tavola con il vescovo Karney. So che è una persona buona e nei suoi scritti egli rivela una grande umanità ma, come molti ecclesiastici, si dà un gran da fare ad attaccare lo Spiritualismo. Nei suoi attacchi, egli manifesta la sua ignoranza degli elementi costitutivi della materia. Le persone come lui leggono un libro o due, scritti contro di noi da qualche bigotto, e credono di conoscere l’argomento. E’ un po’ come voler capire la chiesa di Roma leggendo solo quel che ha scritto il signor Kensit. Nella mia lettera ai giornali ho fatto notare quanto sia lontana dal vero la vecchia e sorpassata asserzione del vescovo che le nostre cose sono prive di ogni valore e importanza. Dai meravigliosi scritti di Andrew Jackson Davis,  
uomo senza istruzione che ha tracciato i contorni di una filosofia universale, a quelli di Stainton Moses, di Vale Owen, al Cleophas Script e, su un piano diverso, al mio Pheneas Speaks, c’è una serie di comunicazioni che portano i segni di un’ispirazione elevata. Bisogna tener presente che ciò che è irrilevante per un osservatore distaccato può non esserlo affatto per una persona coinvolta, che ricava prove fondamentali da piccoli elementi o dettagli. Se mio figlio venisse a dirmi che Dio è buono o esprimesse un altro sentimento religioso, non mi convincerebbe della sua identità, ma se mi dicesse che una volta a Eton io ho giocato a cricket contro la sua squadra calzando due stivali destri, con un particolare da nulla egli mi proverebbe la sua individualità.

   Nel mio contrattacco ho fatto notare che la ricerca paranormale, avallata da Gladstone, da Balfour e da molte altre menti eccelse, si dedica allo studio dell’anima. Conoscere l’anima è compito specifico di vescovi ed  ecclesiastici, invece, per quanto ne so, non ci sono vescovi nelle Associazioni per la Ricerca Paranormale, tranne uno in Islanda. Il lavoro è portato avanti da laici che, anziché ricevere aiuto, incontrano l’opposizione ignorante di coloro di cui svolgono il compito. Mi chiedo quando i capi della chiesa diverranno consapevoli dell’assurdità della loro posizione e capiranno l’immensa responsabilità alla quale si espongono.             
   Il servizio domenicale è stato un grande successo e, malgrado un forte temporale, la sala era piena di gente. La presidenza è stata dignitosamente tenuta dal signor Lloyd, il capo degli Spiritualisti locali. Ashton Jonson ha letto il passo di S. Paolo sui doni dello spirito, che ha fatto capire ai partecipanti quanto la chiesa cristiana primitiva fosse vicina alle nostre posizioni di oggi. Io non ho fatto l’eterno discorso sulle prove che non sono tali per chi non si prende la briga di esaminarle, ho parlato invece degli aspetti dottrinali e, in particolare, della nostra posizione rispetto al Cristo, un problema che probabilmente sarà causa di divisione. Tuttavia, è meglio essere divisi ma non evitare un punto così cruciale.

Ho già detto che dobbiamo fare attenzione a non fare un buco nella barca mentre raschiamo i crostacei dal fondo. Non c’è ragione di rinunciare al Cristo, per colpa della confusione che hanno fatto le Chiese. Bisogna invece valutare, capire e illustrare in modo corretto la Sua posizione. Più Lo abbiamo spogliato dell’elemento ecclesiastico e mistico, più Lo abbiamo riconosciuto come alto spirito mandato da Dio per illuminarci, differente in grado ma non in specie da altri alti spiriti, più Egli è amato e ammirato. Ho mostrato come la sua morte sia stata un mero fatto contingente, comune a molti riformatori, ma noi dobbiamo fissare la nostra attenzione sulla sua vita. Non avevamo il diritto di farlo diventare il capro espiatorio dei nostri peccati. Lasciamo che ogni uomo porti il suo fardello e paghi il suo debito. Questo è l’insegnamento dello spirito universale.

   Dopo la mia allocuzione, la signora Kimpton, la medium che aveva operato così bene a Città del Capo, si è prodotta nella chiaroveggenza ed è stata meravigliosa. Ma l’uditorio, non abituato a vedere i miracoli avverarsi davanti ai propri occhi, era imbarazzato e passivo, cosicché è stato difficile ottenere il riconoscimento dei suoi successi. Le persone a cui si rivolgeva restavano immobili, come intontite, e non rispondevano. Solo al termine della seduta esse sono venute, a più riprese, a scusarsi per non aver saputo cosa fare e a dire di essere rimaste sconcertate nel sentire rendere pubblici i propri nomi e i propri segreti. Un uomo ha avuto un messaggio molto dettagliato dalla madre, il cui nome è stato ottenuto correttamente. Egli ci ha detto più tardi di non avere notizie della madre da nove mesi, ma di non avere motivo di credere che fosse morta. Tuttavia, se l’uomo avrà conferma della morte della donna, il caso diventerà notevole.      
   Domenica mattina, la Società Mineraria ha organizzato una danza di guerra. I danzatori erano nativi Shangaans, provenienti dal Territorio Portoghese. E’ stato uno spettacolo eccellente, che solo degli atleti ben allenati avrebbero potuto realizzare e nel quale gli esecutori, almeno un centinaio, hanno profuso notevole energia e vigore. Con scudi e finte zagaglie essi hanno combattuto ogni sorta di duelli e scontri, in modo molto realistico. Nell’eccitamento e nelle contorsioni di alcuni guerrieri, c’era qualcosa di caratteristico dell’epilessia. La banda, vestita come una squadra di calcio con magliette bianche e rosse, ha suonato con grande senso del ritmo e della melodia degli strani strumenti, conosciuti come pianoforti kaffir.  
Tutto considerato, ho provato più piacere ad ascoltare la musica che a guardare lo spettacolo, terminato con l’inno God save the King. Non c’è stata una colletta finale, per cui quei poveri negri si sono esibiti solo per amore dell’arte.

   Prima di lasciare Johannesburg abbiamo fatto un’escursione a un’importante miniera di diamanti lontana circa 130 miglia. E’ stata un’escursione faticosa, a causa della strada dissestata, ma ne valeva la pena, malgrado gli effetti che ha avuto sulla mia salute. La miniera è una buca enorme, la più grande che l’uomo abbia mai scavato e si rimane attoniti a guardare gli uomini che si trascinano giù in basso, come formiche su di un fondo bluastro. Perché i diamanti si trovino dentro a questa terra, dura come roccia, rimane un enigma. Per estrarli, si fa saltare una lunga linea di roccia, si mettono i pezzi su piccoli carri e li si porta alle macchine, che li frantumano fino a ridurli a ghiaia per estrarne i diamanti. Mentre guardavamo giù nell’abisso, alcune tonnellate di dinamite sistemate in precedenza in punti diversi, hanno cominciato a esplodere. Dapprima abbiamo visto il fumo delle micce e tante piccole figure che correvano a cercar riparo. Poi c’è stato un silenzio mortale, seguito dal fragore della prima esplosione e quindi da una volata simile al tiro di sbarramento della Grande Guerra. Appena tornato il silenzio, le piccole figure sono corse a trascinare i detriti sopra ai carri. I kaffir sono pagati a cottimo e possono guadagnare da 12 a 15 scellini al giorno, che per loro è un salario enorme. Per vedere da vicino la scena, siamo scesi nel pozzo con una gabbia metallica che scorre su di una corda d’acciaio. Tornati in superficie, ci è stato mostrato il posto da cui fu estratto il grosso diamante Culliman, raro quanto quelli di grandezza media. Abbiamo visto una grossa manciata di preziosi portati alla luce quel giorno e non ce n’era alcuno che non avrebbe potuto essere montato su di un anello comune.  

   E’ stato un gran giorno, ma troppo stancante per me. Dopo sei settimane di grande tensione è arrivata la batosta, sotto forma di un forte attacco di gastroenterite, che mi ha costretto in albergo per tre giorni. Mi ero sempre vantato di non aver mai passato un giorno a letto dopo che ho cominciato il mio impegno attivo per lo Spiritismo, pur avendo viaggiato in molti paesi in ogni stagione. Ma anche se questo è stato l’attacco più forte che ho avuto, il mio record è tuttora imbattuto. Infatti, anche nei momenti peggiori sono stato in grado di sedere in soggiorno, dettare delle lettere e incontrare visitatori. Abbiamo perso i nostri ammirevoli aiutanti e compagni di viaggio, Charles Ashton Jonson e sua moglie Ethel che, dopo aver fatto molto per rendere più leggero il nostro duro lavoro, sono tornati a Città del Capo. Noi siamo diretti invece verso Nord, a Bulawayo, via Mafeking. Ci è dispiaciuto molto lasciarli. Al momento della partenza, alla stazione si è radunata una gran folla di amici per salutarci. Abbiamo dato l’addio a Johannesburg, dove abbiamo conosciuto alcune fra le persone più care che abbiamo mai incontrato.

   Non si può lasciare Johannesburg senza fare qualche previsione sul suo futuro. Questa città straordinaria è approdata alla sua attuale vita esuberante e rumorosa nel giro di quarant’anni. Ho già parlato delle ragioni che causano qualche apprensione. Si può continuare a sfruttare i giacimenti, ma già adesso è chiaro che la parte che permette di guadagnare è altrove e che la porzione centrale sarà abbandonata. Mentre si è ancora in tempo, sarebbe saggio sviluppare un’altra industria su scala mondiale, che sarebbe favorita dalla presenza di diverse fonti di energia. Quella che mi sembra più indicata è l’industria conserviera, con l’installazione di una grande fabbrica per l’inscatolamento della carne e della frutta. Nello sconfinato veld attorno alla città si potrebbe allevare un gran numero di greggi e di mandrie. Il lavoro costa poco, la ferrovia è buona e i prodotti potrebbero anche essere trasportati su navi, con costi non superiori alle derrate che arrivano da Chicago. Parlo da uomo ignorante, ma mi sembra che la salvezza di Johannesburg stia in questa direzione.  
   Addio, Città dell’Oro, spero di averti dato una mano a scoprire che ci sono cose più importanti dell’oro (di questo prezioso metallo). Domani, nel cinema della nostra vita si apre un nuovo filone.         


Torna ai contenuti